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Comunicato stampa Dyer

Il “numero magico” è 450. Poi, sarà tutto inutile. Lo scenario è da disaster movie: carenza di cibo, ondate di profughi alle frontiere, confini chiusi e un mondo militarizzato. Prospettive remote? Niente affatto: il punto di non ritorno è dietro l’angolo. Tra nemmeno venticinque anni. I prossimi conflitti mondiali, infatti, saranno tutta una questione di gradi. Due gradi di temperatura media in più, che genereranno devastanti reazioni a catena, spiega nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale Gwynne Dyer, giornalista canadese che vive a Londra e che si occupa da oltre vent’anni di affari internazionali e della salute del pianeta. “Ho viaggiato nel mondo, ho intervistato scienziati, generali - racconta - e ho capito che questo fenomeno del riscaldamento globale va avanti molto più velocemente di quanto non si dica nel dibattito pubblico: non è un processo graduale quanto viene percepito”. Ecco, allora, il numero “magico”: “Oggi siamo a un livello di 395 parti per milione di anidride carbonica nell’atmosfera, 280 parti al milione era il valore durante la rivoluzione industriale. Questo livello sta aumentando per 2 parti per milione all’anno: secondo gli scienziati 450 parti per milione è il livello da non superare mai: porterebbe a un riscaldamento della temperatura media di due gradi, con effetti devastanti e irreversibili”. Primo fra tutti, lo scioglimento del ghiaccio nell’Artico: “Con la conseguenza che il mare continua a riscaldarsi. Dunque, se l’acqua si riscalda, inibirà la formazione di ghiaccio anche d’inverno. Poi c’è lo scioglimento del permafrost, il terreno gelato intorno all’oceano Artico: la vegetazione sta cominciando a sciogliersi ora, a marcire e produce anidride carbonica e metano, un altro gas serra infiammabile. Si perderà tutto il permafrost se aumenterà la temperatura globale media di due gradi. E una volta iniziato questo processo non si potrà più fermare, se ne perderà il controllo: per inerzia la temperatura continuerà ad aumentare e non potremo far nulla”. La notizia ancora peggiore è che “potremmo arrivare tra 25 anni alla cifra magica. Ma allora perché non si raggiunge un accordo globale per ridurre le emissioni? Il motivo è politico e storico: l’80% della C02 nell’atmosfera è stata emessa dai paesi industrializzati occidentali. Come facciamo a chiedere ai paesi in via di industrializzazione di ridurre? I cinesi ci rideranno in faccia perché sanno che il problema l’abbiamo causato noi. L’unico accordo che si può raggiungere sarebbe questo: i paesi ricchi come i nostri dovrebbero tagliare le loro emissioni del 40 per cento in dieci anni, un 4 per cento all’anno, mentre i paesi in via di sviluppo non dovrebbero tagliare niente, al massimo accettare di smettere di aumentare le loro emissioni. I costi dobbiamo pagarli noi perché il nostro è un debito storico”. Eppure, secondo Dyer, “un accordo del genere non verrà mai firmato. Dunque, continuiamo ad andare alla deriva verso il disastro”. Lo scenario, già catastrofico fin qui, peggiorerà ulteriormente: perché le conseguenze geopolitiche saranno devastanti. “L’impatto principale del riscaldamento del clima è la riduzione della produzione alimentare - continua Dyer - e interesserà soprattutto i Paesi vicino all’Equatore. Da qui, una massa di profughi in fuga: il Congresso degli Stati Uniti potrebbe arrivare a chiudere completamente il confine con il Messico. E per chiudere un confine bisogna essere disposti a uccidere. Per questo sarà decisiva una grande capacità di autocontrollo e di cooperazione”.
 

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