Festival della Scienza

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Comunicato stampa Homines energetici

Genova, 25 ottobre 2012. L’energia? Questione di identità, anche. E di dialogo con il territorio. Perché se “del frigorifero non possiamo fare a meno”, come spiega Fabio Bocchiola, responsabile di Repower Italia, è vero che oggi le grandi macchine sono state snaturate, sono diventate ostili: “Hanno perso i legami col territorio”. Da qui le contestazioni, i conflitti con comitati e movimenti. L’obiettivo, allora, è ritrovare l’equilibrio perduto: tra energia, ambiente e uomo. Un architetto e un imprenditore, Italo Rota e Fabio Bocchiola, hanno intrecciato un sodalizio professionale per raccogliere la sfida. E la raccontano, in Sala del Minor Consiglio, in dialogo con Vittorio Bo: un incontro che fa da ideale preludio al Festival della Scienza e da grande didascalia alla mostra Homines Energetici. L’energia che ci serve, realizzata da Italo Rota insieme a Repower, a Palazzo Ducale nella Loggia degli Abati. “Il nostro è un settore difficile, dove c’è sempre qualche comitato, qualcuno che rema contro – premette Fabio Bocchiola – ma è vero che in questi anni ci sono state delle carenze. Le grandi opere energetiche, infatti, andando avanti negli anni hanno perso qualcosa. Pensiamo a quelle di inizio secolo, per esempio: sono riferimenti importanti, hanno impresso un’orma indelebile sul paesaggio. Come le centraline idroelettriche nelle Alpi, che sono diventate quasi parte integrante di un quadro. C’era infatti un gusto del corredo, alcune avevano forma di pagoda o torrione medievale, c’era un orgoglio dietro”. Negli anni ’20 e ’30 il gusto cambia, le opere si fanno massicce. “Ma è nel dopoguerra che ci siamo fermati: le grandi macchine sono diventate ostili, snaturate. Hanno perso il legame con la trama e l’ordito del territorio”. Da questa carenza, l’opportunità di fare qualcosa. Di ritrovare un equilibrio tra l’aspetto economico-tecnico, il rispetto ambientale e una nuova componente che va introdotta: quella culturale e sociale. “L’opera deve tornare ad essere patrimonio della collettività”. In mostra, infatti, si potranno trovare il progetto architettonico della Centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche, a Reggio Calabria, che recupera l’area di una preesistente struttura industriale degli anni Settanta. E poi il connubio tra mobilità elettrica e trasporto sostenibile, con uno scooter elettrico con un carrello che sintetizza un nuovo stile di vita pulito. O una sinuosa Palina, la colonnina di ricarica Repower per veicoli elettrici, emblema di un nuovo arredo urbano. “Chi porta alta tecnologia porta risorse al territorio – spiega Italo Rota – questi progetti fanno un po’ da start up. La consapevolezza è essenziale: crea anche nuovi mestieri”. “In questi ultimi anni sta nascendo una nuova estetica – aggiunge Rota – e poi ci sono fenomeni che vanno considerati con attenzione. L’energia è come una pianta: appena rompiamo le scatole a una pianta, non si estingue, ma cerca altri luoghi dove sta meglio. Così accade con l’energia. Questo in Italia andrebbe considerato con molta attenzione: tante città si sono suicidate, le attività si sono spostate. Dobbiamo dunque prevedere una nuova idea di progresso”.
 

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